Ogni persona interpreta il mondo attraverso il proprio sistema di costrutti personali ovvero credenze, aspettative e valori che abbiamo fatto nostri ( nell’esempio di prima la convinzione che se ci si impegna l’esame andrà bene) e quando questo viene messo in discussione ( un esame è andato male nonostante l’impegno) la persona si sente spaesata, persa e senza la sua bussola, i suoi punti di riferimento e le sue certezze. Quando questo avviene a livello dei costrutti più nucleari, più profondi e fondamentali, la sensazione di smarrimento e di paura può essere anche molto devastante: non riuscire a vivere certe esperienze, che prima erano la normalità, in modo sereno e spontaneo, è spesso ciò che porta la persona a prendere consapevolezza che qualcosa non va più come prima.
Questa è l’ansia, la consapevolezza che ciò che viviamo non è più interpretabile e comprensibile tramite il nostro sistema di costrutti e quindi la conseguente sensazione di aver paura di non farcela e di non sapere come andare avanti.
I sintomi fisici possono essere molto variegati ma i più comuni sono: palpitazioni, sudorazione delle mani, insonnia, tremore, nausea, svenimento , sensazione di non avere via di uscita.
La persona che prova ansia, evita il più possibile situazioni nuove, posti troppo affollati o incontri con gruppi numerosi di persone, ovvero quelle situazioni in cui, sentirsi inadeguati o incapaci, sarebbe troppo rischioso. Predilige invece passeggiate all’aria aperta, stare in casa ed in famiglia, fare attività esterne per breve tempo e avere sempre una via d’uscita (per esempio preferisce usare l’auto propria per raggiungere un posto, in modo da essere libera di andarsene ai primi segnali).
Anche se più raro, ci sono persone che per sopravvivere all’ansia provano a “distarsi” e quindi a tenersi occupati con molte attività per non avere il tempo di fermarsi e pensare. Sono quelle persone che non stanno mai a casa da soli nemmeno durante la settimana, che non rifiutano mai un impegno o un invito a provare qualcosa di nuovo, quelle che ricercano emozioni forti anche se pericolose, quelle super impegnate nel sociale (mi occupo degli altri per non occuparmi di me) o quelle persone senza un’abitazione stabile e radicata che preferiscono poter sempre cambiare.
In entrambi i casi, la strategia non è efficace a lungo: nel primo caso la persona può evitare molte esperienze utili, escludere sempre più persone e rinunciare anche a tutte le cose che le piacciono fino a sacrificare anche se stessa (nei casi più estremi arrivando al suicidio). Nel secondo caso invece, le attività, le esperienze e le persone nuove che si incontrano, portano a perdere ancora di più quei pochi punti fermi che ancora potrebbero fare la differenza.
Nei disturbi d’ansia spesso psicoterapeuta e psichiatra collaborano assieme poiché perché una terapia psicologica sia utile può essere necessario prima tenere “sotto controllo” l’ansia attraverso l’uso di farmaci a breve termine. Lo scopo è quello di diminuire i sintomi inizialmente attraverso l’uso di sostanze chimiche e poi via via sostituendole con maggior consapevolezza e capacità di affrontare i momenti di crisi.
Attraverso una terapia psicologica, la persona prende coscienza di quali costrutti siano stati invalidati (tornando all’esempio di prima: “se mi impegno, supero l’esame”), quali non funzionino più come prima e necessitino quindi di essere rivisti e di quali siano le risorse a disposizione per riorganizzare il sistema.
Spesso i disturbi d’ansia vengono classificati a seconda delle situazioni in cui si manifestano più frequentemente: ansia sociale, ansia scolastica, ansia generalizzata etc. Seppur questa classificazione possa essere utile per fare chiarezza sui “precedenti” di un episodio di ansia e sulle sue caratteristiche, la terapia si basa ugualmente sugli stessi concetti poiché il modo in cui si manifesta il disagio è solo uno dei possibili e viene scelto dalla persona, anche se ad un bassissimo livello di consapevolezza.
Attraverso il sostegno di una relazione terapeutica protetta e di fiducia, il lavoro condiviso tra professionisti e la voglia di uscirne, il disturbo d’ansia può diventare solo un ricordo.
Ps. Seppur condividano alcuni aspetti, il disturbo d’ansia non è da confondere con l’attacco di panico: mentre nel primo caso la sensazione è molto frequente nella quotidianità, controllabile con alcune strategie ed è più gestibile a livello sociale, l’attacco di panico si presenta in modo improvviso e violento, creando dei meccanismi di difesa che possono cambiare anche radicalmente le abitudini quotidiane.