Come comunicare in modo efficace

Non si può NON comunicare

Lo sapevi che l’80% della comunicazione è costituito dal non verbale (movimenti, gestualità, mimica, postura) e dal para verbale (tono della voce, ritmo, pause)?

Questo significa che anche quando stiamo nella stessa stanza con un’altra persona senza scambiare una parola, stiamo ugualmente comunicando qualcosa: che non abbiamo voglia di parlare, che siamo imbarazzati, che non sappiamo cosa dire o che abbiamo voglia di pensare ai fatti nostri, per esempio. Il “contenuto” è solo una piccola parte della comunicazione.

come comunicare
Vi è mai capitato che qualcuno, alle spalle di un’altra persona, vi comunicasse qualcosa di affermativo e contemporaneamente vi facesse “no” con la testa? Oppure che dicesse qualcosa di incongruente con la realtà strizzandovi l’occhio?

A quale delle due forme di comunicazione avete dato più peso?

Tenere a mente questo può essere di grande aiuto soprattutto per comunicare con i bambini in modo efficace: se per esempio chiediamo loro di calmarsi ma lo facciamo urlando, ricordiamoci che il canale non verbale è quello più veloce da elaborare e quindi potrebbe non essere la strategia più opportuna in quel momento.

Ogni persona ha dei costrutti
sui quali si muove
e che la guidano nelle scelte
di ogni giorno.

Questi influenzano anche la nostra comunicazione, sia in entrata che in uscita. Se ci chiedessimo più spesso in cosa è impegnato l’altro, a cosa cioè aspira, quali sono i suoi punti fermi, le sue idee su come funziona il mondo in senso lato, il suo modo di leggere le cose e gli eventi, potremmo evitare almeno parte delle incomprensioni che nascono da una comunicazione non efficace.

Siamo poco abituati a chiedere e a chiederci come ci sentiamo e che emozioni proviamo quando ci mettiamo in relazione, sottovalutando quanto questo possa determinare il nostro modo di comunicare e di essere compresi o meno.

Facciamo l’esempio che in ambito lavorativo si presenti un problema e il capo ci rimproveri perché non lo abbiamo ancora risolto. Se ci fermassimo ai fatti, lui apparirebbe come il cattivo di turno e noi quelli in difficoltà. Se invece provassimo a chiederci come questa vicenda faccia sentire il nostro capo, forse si aprirebbero visioni alternative: e se fosse che lui si fida di noi e vedendoci in difficoltà si senta preoccupato ed ansioso? Le cose sarebbero ben diverse.

Noi comunichiamo attraverso
i 5 sensi ma ognuno di noi
ha un canale preferenziale.

Le persone “visive” sono coloro che per le quali è importante l’immagine fotografica: per descrivere, per ricordare, per interpretare. Sono coloro che usano frasi come “ho visto la luce”, “ti immaginavo diverso”, “sono nel buio totale”. Queste persone in genere gesticolano molto ed hanno un tono di voce allo e veloce.

Le persone che prediligono il canale uditivo invece, sono coloro che fanno maggiormente attenzione a suoni, rumori e musicalità. Usano espressioni come “una melodia per le mie orecchie”, “essere in sintonia”, “adesso mi faccio sentire”. Queste persone hanno generalmente un tono di voce più basso e lento.

Coloro che invece comunicano attraverso il tatto, sono i cinestesici. Queste persone ricercano maggiormente il contatto fisico con le cose e le persone, hanno bisogno di “toccare con mano” le situazioni e danno particolare attenzione alle sensazioni fisiche per interpretare il mondo. Sono coloro che gesticolano molto come a dare forma alle parole.

Imparare a riconoscere il proprio canale preferenziale e quello del nostro interlocutore, può aiutarci a comunicare in modo più efficace, entrando maggiormente in sintonia con lui e quindi favorendo a sua volta, la sua apertura alla comunicazione.

La comunicazione efficace non può prescindere dall’attenzione alla relazione che si instaura in quel momento specifico e agli obiettivi della stessa. È chiaro che se dobbiamo semplicemente chiedere informazioni per trovare una strada, non sarà nostra cura porre particolare attenzione ai canali comunicativi del nostro interlocutore.

Al contrario potrebbe essere utile farlo soprattutto nelle relazioni significative che sono quelle maggiormente a rischio di fraintendimenti.