Quante volte ci siamo affidati alla musica per dimenticare i pensieri?
Quante altre volte invece la musica ci ha aiutato ad esprimerli?
Numerose ricerche si sono dedicate a comprendere come il nostro cervello elabori lo stimolo musicale e, nonostante le risposte certe siano ancora poche, quello che è emerso è il coinvolgimento di entrambi gli emisferi: quello sinistro deputato al ragionamento ed al linguaggio e quello destro più emozionale.
Questo ci insegna che se da una parte la musica è un’informazione che impariamo ad elaborare nel tempo grazie alle nostre strutture cerebrali preparate per questo, dall’altra è uno stimolo che sa attivare le nostre emozioni quasi indipendentemente dalla comprensione che di essa possiamo avere.
La musica è linguaggio e come tale è fonte di comunicazione.
Gli stessi autori musicali o i cantanti riconoscono quanto le canzoni possano essere un modo per esprimere pensieri, emozioni e sogni.
E chi la ascolta ne viene emozionato.
La musica sa agire sui circuiti neuronali del piacere, attivando gli ormoni del benessere proprio come una droga.
Per questo motivo viene usata dagli atleti, per caricarsi di energia che facilita l’attivazione muscolare. Molti studenti trovano beneficio ad ascoltare musica durante lo studio perché agisce sul rilassamento e sulla concentrazione. Per altri invece è il contrario, proprio perché le aree deputate al linguaggio, al ragionamento ed alla memoria (come quelle coinvolte nello studio) rischiano di essere “stressate”.
Questa differenza è molto soggettiva, come lo è la scelta del tipo di musica che piace.
C’è chi ricorre alla musica per rilassarsi, chi per attivarsi, chi per vivere a pieno le proprie emozioni e chi invece per cercare di distrarsene.
La musica può essere terapeutica?
Se la consideriamo come una modalità di comunicazione, assolutamente si!
La musica ci aiuta a tradurre in parole ciò che proviamo, ci aiuta a spiegarlo agli altri, ci serve per capire che non siamo gli unici a pensarla in un certo modo. La musica è emozione, linguaggio ma anche e soprattutto relazione: tra noi e il nostro Sé e tra noi e gli altri.
Più di qualche volta, con i miei clienti, mi è capitato di dedicare alcune sedute a parlare della musica che amano e che ascoltano e anche di quella che non sopportano. Abbiamo parlato di come la ascoltano, del quando e del dove.
Non potete neanche immaginare quante informazioni e quanta comprensione del Sé siano in grado di portare dialoghi di questo tipo. Perché la musica parla di noi, parla per noi e tutto diventa più fruibile e comunicabile, anche in psicoterapia.