Le colpe delle donne
Perché le donne si sentono sempre in colpa verso i propri figli, verso se stesse, verso il partner, in ambito lavorativo, verso la famiglia o per qualcosa che hanno o non hanno fatto e detto?
Se ripenso alle donne che ho conosciuto nella mia vita personale ma anche in quella professionale, difficilmente riesco a ricordarne qualcuna che non abbia sperimentato piuttosto frequentemente, il senso di colpa.
Nella nostra cultura, se una donna non si sente in colpa per qualcosa, appare subito come un’eccezione. Dico “nella nostra cultura” perché credo che molto dipenda dal primo legame di attaccamento tra il bambino e il suo “caregiver” (più spesso la madre ma anche altre figure talvolta) e questo legame assume dei significati e delle caratteristiche diverse a seconda della cultura in cui si sviluppa.
Per fare un esempio, nelle popolazioni africane, i bambini dormono nel letto dei genitori almeno per i primi 6/8 anni di vita perché è ritenuto un gesto di protezione e rassicurazione usuale e socialmente condiviso. Lo è così tanto che gli africani si scandalizzano quando sentono che in occidente lasciamo dormire nella sua cameretta da solo, un bambino di pochi mesi. In questo esempio è evidente che la cultura di riferimento influisca in modo importante sul modo in cui si forma il primo legame di attaccamento tra un bambino e il suo adulto di riferimento.
Il senso di colpa nasce da una relazione madre/bambino in cui le aspettative materne invalidate vengono rimandate al bambino come una delusione. Il bambino cerca costantemente di mantenere un rapporto con la madre (istinto primordiale legato alla sopravvivenza) soddisfacendo le sue richieste ed aspettative e, a sua volta, la madre vede il bambino come il suo banco di prova per verificare se è una “buona” madre o meno, creando un circolo vizioso di aspettative, soddisfazioni e delusioni che alimentano il senso di colpa di uno e dell’altro.
Ma perché le donne sono più spesso vulnerabili al senso di colpa?
Tornando al legame di accudimento, spesso nei confronti delle bambine, ci sono delle aspettative molto elevate (vedi ”le femmine sono più precoci”) che guidano i comportamenti dei genitori in modo spesso inconsapevole. Da una donna ci si aspetta che sappia essere gentile, che non si arrabbi, che sappia controllarsi, che sia sensibile e premurosa, che sia intelligente e si impegni nello studio, che sia tenace e dinamica, che sappia gestire la casa e il lavoro, che sia madre.
Le donne crescono convinte che questo sia il loro ruolo, lo fanno proprio perché in fondo, è un gran bel ruolo! Le aspettative dell’altro (in primis della madre, intesa come figura di accudimento) diventano le proprie perché è sulla base di quel primo rapporto primordiale che costruiamo tutti gli altri. Qui cominciano i problemi.
È facilmente intuibile come una persona, pur donna che sia, non possa essere sempre all’altezza di tutte queste bellissime aspettative, per lo meno non può esserlo contemporaneamente e sempre su tutto e da qui il senso di colpa.
Ma cos’è la colpa?
È il riconoscimento che ci siamo allontanati dal modo in cui avremmo dovuto comportarci per come ci vediamo come persone. Se io, ritengo di essere una persona affidabile (perché così fin dall’inizio sono stato costruito da mia madre e così ho cercato di comportarmi per non deluderla) ed un giorno dimentico di comprare i cereali preferiti di mio figlio, inizio a chiedermi se davvero io lo sia davvero.
Questo rappresenta una forte minaccia, anche da adulto, perché se metto in dubbio quello che credo di essere, inizio a chiedermi chi davvero sono, chi sono diventato e cosa mi stia succedendo. Generalmente tuttavia, non è sufficiente un singolo episodio perché sia minacciato il proprio ruolo a meno che non sia particolarmente significativo.
Più sono alte le aspettative che ho interiorizzato a partire da quel primo legame, più rischio di sentirmi in colpa se non le soddisfo. È facilmente intuibile quindi, quanto le donne siano vulnerabili da questo punto di vista.